sabato 6 dicembre 2014

Il papà e la Campionessa: al Portofino Trail inizia il viaggio di Vera Poiatti


Vera Poiatti in allenamento (va be, su strada...).
Sto tornando a casa dal lavoro. Suona il cellulare. Auricolari (la multa l'ho già presa, quindi...). Rispondo senza guardare (lo fate mai?).

"Ciao Carlo!"
"Ciao... sei..."
"Vera!"
"Ah ciao! Come va?"
"Bene. Devo chiederti una cosa".

Non so perché, ma sapevo che avrei detto di sì.
Vera mi ha chiesto di aiutarla a diventare una trailer. Ha alle spalle una maratona, ma nel suo passato (oggi è un quasi avvocato) c'è molto di più. Nel 2003 Vera Poiatti ha conquistato la medaglia di Bronzo ai Campionati del Mondo di Canottaggio ad Atene, nel quattro di coppia.

Dai 10 ai 19 anni la vita della "gracilina" Vera (oggi se casomai mi desse una sberla starei in giro una mezza giornata) è scandita dagli allenamenti. Come dice lei, "niente sabati, domeniche, o Natali".

Vera sa cosa vuol dire impegnarsi e far fatica. Ma per 7 anni, quando scopre l'amore per lo studio del diritto (non è tennis, è giurisprudenza), Vera non fa più nulla. Appende la canoa al chiodo.

Io l'ho conosciuta la scorsa estate. Alla corsa di San Zaccaria, in Oltrepo Pavese. Aveva negli occhi l'entusiasmo di chi ha scoperto un amore nuovo.
Quest'anno, Vera ha messo in archivio la Maratona di Barcellona. E, mi racconta, dopo tanta acqua ha deciso di guardare le montagne.

Questa è sempre lei, prima (?) dell'allenamento.
Mi ha chiesto di accompagnarla nella sua nuova vita sportiva. Una vita da Trailer. Una vita da chi sceglie di lasciare la strada. Una vita con meno cronometro e più montagna.

Una vita con la sveglia che suona presto, lo zainetto, il bicchiere obbligatorio, il camel bag, i bastoncini, i carboidrati liquidi, le barrette, l'acqua gasata ai ristori. Una vita che inizia con qualche passo sul Monte di Portofino: ma è già proiettata al Monte Bianco, alla regina degli Ultra Trail.

Una vita coi piedi sui sassi, nel fango, sulle pietre.

Una vita a guardare le montagne con occhi diversi, immaginando il tempo che ci metterai ad arrivare su quella vetta là, per poi chiederti come sarà la discesa di corsa...

Non è la prima volta che aiuto qualcuno a diventare un trailer. È un privilegio e, insieme, una responsabilità. Come si fa? Non è che abbia la ricetta giusta. Rifletto un po' su quello che penso sia giusto. Credo che sia importante iniziare piano, da qualcosa di piccolo: in questo senso, i 26 km del Trail del Monte di Portofino sono perfetti.

Dislivelli interessanti, terreno con tratti semplici e qualche discesa ben tecnica, panorami bellissimi quando le montagne mettono i piedi nel mare, focaccia al ristoro finale.

Domani non correrò per me: domani aiuterò qualcun'altro a capire cosa succede quando in salita sembra di non farcela più. Quando i piedi faranno un po' male, come le caviglie e tutto il resto.
Partiremo insieme e arriveremo insieme.

Ma più di tutto, ho una grande responsabilità: perché l'obiettivo di Vera non è solo quello di "fare una corsa in montagna". Vuole avvicinarsi all'Ultra Trail, le lunghe distanze che ti fanno correre un giorno e una notte.
Domani, al Trail del Monte di Portofino, Vera inizia la sua avventura: quella che la farà diventare un'ultra trailer. Passo dopo passo.

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