domenica 2 febbraio 2014

Corsa o rugby? Come si corre nel fango

A tutti piace correre nel fango. Anche alla maialina inglese Peppa Pig.
Il runner è uno che corre soprattutto su asfalto. Alcuni amano anche la pista di atletica, il classico anello di 400 metri. Il trailer, invece, è uno che ama lo sterrato, le salite, i terreni difficili. E il fango.

A me piace il fango. Non sempre, certo. Ma a volte, complice anche il periodo rugbysta del 6 nazioni, muoversi un po' nel fango come Peppa Pig è decisamente appagante. Oggi, lungo il Ticino, di fango ce n'era in abbondanza.

Correre nel fango fa bene. Rinforza la muscolatura delle caviglie, fa usare tutto il corpo, addominali compresi per rendere completo ed efficace il gesto atletico. Certo, bisogna fare un po' di attenzione. E usare un paio di accorgimenti.

Usare le ghette. Le ghette da corsa sono utilissime. Servono a fare in modo che fango, sassolini e acqua non entrino nelle scarpe. Sono indicate anche se si fa una lunga uscita sotto la pioggia, anche su asfalto, soprattutto se si una una calzatura impermeabile in Gore-tex. Perché? Perché se usate una scarpa impermeabile (che non fa entrare l'acqua e non la fa neanche... uscire), la pioggia, colando lungo le cosce, non farà che riempirvi la scarpa e macerare il piede.

Ecco a cosa servono le ghette da corsa.
Le ghette esistono in tantissimi modelli, ma le mie preferite sono le Raid Light: leggerissime e con una bella protezione del malleolo, utilissima nei trail quando capita di calciarsi involontariamente durante la corsa in discesa.

Usare scarpe da trail. Correndo nel fango, la tecnica della falcata diventa importante. Ma altrettanto lo è la stabilità dell'appoggio. Anche se siete runner, e quindi, "gente da asfalto", meglio usare una scarpa da trail, dotata di molto più grip nella suola.


Sciacquare le scarpe.
Ultimo accorgimento. Quando rientrate a casa, non avrete fango solo sulle scarpe, ma probabilmente fino a mezza coscia (per gli schizzi). Se avete una bella canna per innaffiare in giardino, non temete di usarla sulle scarpe, fregandovene del bagnarvi i piedi (perché, eravate asciutti?). Poi fate asciugare le scarpe pulite sotto un termosifone.

Ah, levatevi i pantaloni da corsa sul pianerottolo. Avvolgeteli a palla e alla domanda "Ti sei sporcato? Perché mica vorrai mettere le cose in lavatrice eh?", ricordatevi che la risposta è sempre "No... c'era appena appena un po' umido".

PS. Oggi è la giornata mondiale delle zone umide. Più di così...


Anche questo è correre. 

3 commenti:

Saverio ha detto...

Tre settimane fà corsi un allenamento trail sul Monte Alpe a Romagnese,penso tu lo conosca...22km di fatica muscolare causa (si fà per dire) terreno completamente infangato con oltre 1000 metri D+...Doms per tre giorni ma ne è valsa la pena,anch'io amo il fango ma in generale amo un pò tutte quelle componenti o variabili che la natura ci offre al nostro passaggio.

Unknown ha detto...

Hai colto nel segno. L'asfalto è un nastro nero, sempre uguale e, per questo, rassicurante. La natura è un sentiero sempre diverso, da interpretare. Per questo la amo. Perché ti impone di accogliere l'incertezza. Un po' come la vita, no? Ciao!!
ps Una volta ho fatto l'Alpe, una decina di anni fa. Bellissimo!!!!

Saverio ha detto...

Esattamente,infatti il nostro "spirito trail" non può prescindere da quanto da te scritto.
Otto giorni or sono ho fatto il mio Pb nella mezza 1h 28'38" ma non scambierei nessuna corsa trail per qualunque pb su quella distanza,due mondi diversi e paralleli che penso non s'incontreranno mai.
Son contento che ci sia un altro trailer del gruppo con cui poter condividere emozioni e sensazioni.
A presto!