sabato 1 marzo 2014

Oggi non vado a correre: il valore del "senso di colpa"

Il riposo è importante: tanto quanto l'allenamento.
Ricordo ancora quella notte. Quando ho incontrato per la prima volta Franz Rossi correndo da Champex Lac a Bovine, lungo la CCC (Courmayeur - Champex - Chamonix) del 2009. Franz è l'autore, insieme a Giovanni Storti, del libro Corro perché mia mamma mi picchia. Leggetelo, vale la pena. Quella notte Franz accompagnava una sua amica di corsa: e aveva una serenità nello sguardo che non ho mai dimenticato.

Franz non è solo un ultratrailer: è una persona che ama riflettere sulle cose. E lo fa correndo o pensando alla corsa e alle sensazioni che questa gli regala.

Di recente, ho letto un suo articolo che mi ha fatto riflettere. Una mattina aveva messo la sveglia presto, alle 6. Si è girato pensando "stavolta riposo ancora un minuto": classica "rivoltata" e ronf immediato. Il minuto è durato un'ora e mezza.

Ora. Quando succede a me (sì, ogni tanto mi succede), scatta quasi immediata una sensazione. Il senso di colpa. Una sensazione un po' scema per dirla tutta. Colpa di che? Di non aver tenuto duro. Perché alzarsi presto è sì un piacere, ma non si può negare che, soprattutto con cuccioli e famiglia, sia per forza di cose un dovere.

Un'immagine della The North Face CCC del 2009.
C'è però un altro dovere, altrettanto importante. Il dovere del riposo. La dottoressa Marita Gualea, medico dello Sport e mia speciale amica, me lo ripete da qualche anno: il riposo è parte stessa dell'allenamento.

Letteralmente: quando ci si riposa i muscoli continuano in realtà a lavorare. Si costruiscono, si riparano, preparandosi allo sforzo dell'allenamento successivo.

Ma la cosa più importante che succede, secondo me, non è nei muscoli. E' nell'equilibrio interiore di chi corre. Quando ci fermiamo riflettiamo su quello che stiamo facendo. Il riposo mette ordine nelle corse fatte: nell'importanza e nella profondità della scelta di diventare runner.

E' questa riflessione a dissolvere il senso di colpa: se sentiamo il bisogno di fermarci, di riposare, questo bisogno è parte della corsa stessa. Va accolto, capito e soprattutto esaudito: la corsa successiva sarà ancora più piena e ricca di soddisfazione.

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