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Quasi quasi corro dietro a questa. Tra l'altro, è elettrica. |
Stamattina la sveglia è suonata alle 6. Già. Stavolta non c'erano bambini da portare all'asilo, ma un po' di lavoro da fare. Fatto. A colazione (in Zona, come d'abitudine: l'aggiuntina di carboidrati la faccio da domani), manco l'ombra di un italiano. Saranno tutti in altri alberghi... o forse la maggior parte arriva domani: è ragionevole, in effetti. Sono io che l'unica maratona che ho fatto all'estero è New York, dove si arriva almeno 2 giorni prima per non ritrovarsi fusi dal fuso.
Con l'aspettativa del casino pazzesco sono andato alla Porte de Versaille, al Palazzo dello Sport dove consegnano i pettorali. E qui, sul serio, ho sentito per la prima volta l'aria della maratona. Non c'è la calca ordinata, imbrigliata dall'american way of organàis de pìpol che se non li organàis magari tirano fuori il calàscnicof. Qui non si passa sotto ai metal detector, non ci sono poliziotti armati fino ai denti. Ci sono tante persone (la maggior parte un po' in là con gli anni) che sorridono un sacco. Si sforzano di parlare in tutte le lingue. E hanno una parola gentile per tutti.
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Volontari (e famiglie!) allo Schneider Electric Paris Marathon Expo. |
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La dotazione dello zainetto: pistacchi, caramelle, maglietta, giacca usa&getta, lampada frontale e balsamo di tigre. |
Utilissima la pseudo giacca usa e getta realizzata con un sacchetto di plastica. E' l'indumento ideale per coprirsi quando c'è un po' di vento. Io, di solito, la realizzo da solo, con un sacco per l'immondizia del tipo "da giardinaggio" (sono quelli più grandi e resistenti). Bisognava aspettarselo. Nella capitale mondiale della moda, potevano non regalarci un vestitino?
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La "non giacca" a vento usa e getta. Geniale. |
Va be, deciderò all'ultimo: tanto è un errore comunque. Dal resto, Parigi val bene una vescica. No?
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