venerdì 11 luglio 2014

Imparare di corsa. Sui sentieri della Grande Guerra.

Giù dal Monte Castelluzzo, guardando le Pale di San Martino.
Quando si corre, si pensa. Oddio, magari non te ne rendi conto. Troppa fatica, l'allenamento, le scarpe che non sono proprio giuste... Quando torni a casa, però, ti accorgi che hai pensato eccome. A volte hai trovato la soluzione a un problema. Altre volte ti sei ricordato una cosa. O ne hai dimenticata una che era meglio cancellare.

Certe storie, però, non vanno cancellate. Vanno fissate. Vanno, letteralmente, toccate con mano.
Cento anni fa il mondo era diverso. No, non perché non c'erano Facebook, i blog, i cellulari e Mac Donald's (la Cocacola c'era). Era diverso perché era in guerra.

Correndo alla ricerca di trincee.
Sì, quella cosa un po' noiosa che ti raccontano verso la fine del liceo. Quella storia che vedi con le fotografie, a differenza degli Assiri e i Babilonesi. Quella cosa che, cavolo, tuo nonno un po' ti raccontava perché suo padre...

Un momento. La guerra. La Grande Guerra. Quella del quindicidiciotto, che però è iniziata il quattordici. Quella delle pietraie del Carso, del Piave. Quella delle trincee sulle Dolomiti.

Ci sono stato qualche giorno fa, per un trekking di tre giorni. E ho scoperto Dolomiti Super Summer, un sistema favoloso per godersi le vacanze sulle montagne tra sport, passeggiate, cibo fantastico, comodità per la famiglia... E corsa.

Solo che correre qui è davvero un po' diverso.

Ecco quello che si vede da una feritoia di trincea.
Il mio viaggio è partito dal Primiero, una zona che sta alla base delle Pale di San Martino. Qui c'è San Martino di Castrozza, che se non lo conosci non hai mai visto il giro d'Italia. E qui c'è una ex guida alpina, Edoardo Zagonel, che ha allestito un museo. Dentro ci sono stufe, guanti, occhiali, coltelli, forchette, zaini, scarpe, spille, medaglie... e armi (un po' nascoste). Lui racconta di cosa voleva dire tenere la posizione. Al freddo, su un picco che hai raggiunto perché qualcuno del posto ti ci ha portato. E stare lì, altro che correre. Accendersi la sigaretta coprendo la brace con la mano.

Guardo una medaglia austriaca. C'è ancora qualche traccia di colore. Allora la Grande Guerra non è tutta in bianco e nero o color ruggine. Incredibile, non l'avrei mai detto.

La birra, dopo la corsa.
Saliamo al Rifugio Rosetta, panorami mozzafiato. Letteralmente. La quota è alta e c'è troppo a cui pensare. Non si corre, si cammina. Altra funivia, su all'Alpe Tognola e alla Terrazza delle Dolomiti. Qui non resisto più e scendo giù di corsa. Ma faccio pochi metri e mi fermo ancora a pensare. Ho visto qualche trincea. Sì, ma è così bello... in fondo una trincea è fatta di sassi, erba. In mezzo, ci crescono i fiori. Ma che Guerra e Guerra, andiamo avanti.

Il Monte Castelluzzo. Proprio bello, con la vetta da raggiungere attraverso un sentiero non difficile. "Aspetta a salire. Passa di là e scendi quelle scalette nella pietra". Così ha detto la guida. E io ho fatto come ha detto. Un cunicolo. Una grotta. Sassi aspri, che se ci appoggi troppo la mano ti levano la pelle come una carta vetrata. Una feritoia che taglia la montagna. E la guida lì, dietro di me, a dirmi che da quella feritoia usciva un fucile. Vuol dire che dietro c'era un tizio che lo teneva in mano.

E in inverno, si scaldava come si poteva. Senza mai togliere i vestiti, coi peli che ci crescevano in mezzo e la pelle divorata dalle pulci. Ah. E a me da fastidio un'etichetta della maglietta, così spiego come fare a levarla senza sgualcire il tessuto. Punti di vista.

Dentro una trincea.
Esco dai cunicoli, salgo su un sasso e mi sento come avessi scalato l'Everest. Ma devo lasciare che le emozioni fluiscano un po'. Prima la vetta, col suo Cristo Pensante nuovo di zecca, poi si scende. E allungo il passo, finalmente corro più sciolto, fermandomi sotto le Pale di San Martino. Ci vuole una birra. E un po' di meditazione. Nell'ordine.

La sera c'è tutto il meglio della convivialità, col vino, i salumi, i tortelli, la carne arrosto...

Il giorno dopo, si sale verso i Laghi di Lusia. E il sentiero attrezzato del Gronton. No, non è possibile. Abbarbicati, attaccati penso anche con le unghie alla roccia, stavano gli austriaci. Che si facevano baracche con le assi sopra e la montagna di fianco. E che hanno scavato la roccia per ricavare la scala che sto usando io, con lo zaino tecnico e il gilet Windstopper.

Salendo per il sentiero attrezzato del Gronton.
Non è facile salire: un po' di neve, qualche chiodo della ferrata venuto via... E poi, quando lasciamo la cresta, siamo così eccitati che ci abbracciamo in un "berg heil", il saluto degli alpinisti sulla vetta.

Scendiamo. E gli amici (perché sì, i compagni diventano amici, è quasi inevitabile) mi chiedono "Ma si può correre giù da questa discesa?". Sì, si può. Ma adesso non conta. Sto pensando ai soldati che guardavano il panorama con occhi diversi dai miei. Avevano la mia età? No, penso fossero più giovani.

Uno dei laghi di Lusia. Ghiacciato.
Ultimo giorno. Il ghiacciaio della Marmolada è un sogno bianco da guardare. Solo che alla discesa la guida mi fa notare una cosa. Una pallina di piombo. Bella. "Scendeva dall'alto, sparata giù dall'esplosione della granata". Forse ho in mano qualche grammo di piombo che ha tolto una vita. Non lo so, e non mi va di chiederlo.

Mi guardo intorno ed è tutto così bello. 

E' ora di tornare a casa. E' ora di far tornare la Guerra una cosa che sta nei libri, al massimo con qualche foto in bianco e nero. Solo che non mi è più possibile.

Il ghiacciaio della Marmolada.
Ora devo portare mia moglie e i miei cuccioli in questi posti. Perché sono più che splendidi. Sono facili da raggiungere. Sono gestiti alla perfezione, da gente che ama il proprio lavoro. Ci puoi fare il pic nic, tutti i km che vuoi con la mountain bike, ci puoi correre, mangi da Dio, vedi panorami che non pensavi esistessero.


Filo spinato in una trincea.
E ti puoi pendere qualche momento per capire che c'è stato qualcosa, qui. Qualcosa che ti fa ripensare ai tuoi problemi, alla riga sulla macchina, al pirla sul lavoro o a tuo figlio che ti chiede quanto torni dalla corsa.

Qualcosa che ha 100 anni l'anno prossimo. Ma che, purtroppo, ti sembra più lontano degli Assiri e i Babilonesi.

p.s. Dolomiti Super Summer è un modo fantastico per vivere le vacanze in montagna. Per sapere come funziona, ti consiglio l'ottimo resoconto di Andrea Bonetti, giornalista di Mountain Blog.




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