I tecnici della Provincia e della Fips recuperano i pesci nel Naviglio. |
Quindi si esce. Pochi passi e la pioggia non dà più fastidio. Imbocco la ciclabile che costeggia il Naviglio Pavese. A un certo punto vedo persone dentro l'acqua. Tante, almeno una decina. Reggono una rete e hanno due strani piccoli canotti. Sul primo, c'è un grosso tino pieno di pesci. E sul secondo, un generatore elettrico portatile.
Mi fermo (ho fatto poco meno di 5 km).
I pesci raccolti con lo storditore elettrico sono messi in vasca con ossigeno. |
- "Prendiamo il pesce con lo storditore elettrico."
- "Ah. Come mai?"
- "Per metterlo in salvo. Qui asciugheranno tutta l'acqua per rifare le sponde in previsione dell'Expo 2015. Chissà, forse si andrà in barca da Pavia a Milano, come una volta...".
Chi mi ha risposto era una ragazza, palesemente entusiasta del lavoro fatto.
- "Ma questo pesce è... morto?"
- "Scherzi? Con tutta la fatica fatta a prenderlo! E' stordito. Vedi quella vasca con le bombole di ossigeno? Li mettiamo lì e li portiamo in una più grande. Poi li rimetteremo nel Naviglio, in un altro punto".
L'auto della Provincia li trasporta in un'altra vasca: saranno reimmessi in Naviglio. |
Mentre rientravo, avevo solo una cosa in mente. Raccontare a mio figlio la storia dei pesci presi col retino elettrico, non per mangiarli ma per salvarli. La corsa, scopro ogni giorno, è anche questo. L'occasione di trovare storie da raccontare ai figli.
ps. La corsa è anche altro ancora. E' ricordare una persona che ha dedicato la sua vita ai pesci e alla voglia di raccontare storie. Tornando a casa, avevo in mente anche lui. Quell'uomo che, senza saperlo, ha fatto sì che io diventassi prima un pescatore e poi un giornalista. Grazie, Mario Albertarelli.
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