mercoledì 5 febbraio 2014

Esci a correre e trovi una storia. Per tuo figlio.

I tecnici della Provincia e della Fips recuperano i pesci nel Naviglio.
A volte un'uscita di corsa riserva qualcosa di più. Oggi è stato così. Sono uscito a un orario insolito per un papà che lavora, il tardo pomeriggio. Piove. Una di quelle piogge freddine, con la luce grigia. Una di quelle che devi aver proprio voglia di correre. Quella c'è: e i vestiti giusti, anche.

Quindi si esce. Pochi passi e la pioggia non dà più fastidio. Imbocco la ciclabile che costeggia il Naviglio Pavese. A un certo punto vedo persone dentro l'acqua. Tante, almeno una decina. Reggono una rete e hanno due strani piccoli canotti. Sul primo, c'è un grosso tino pieno di pesci. E sul secondo, un generatore elettrico portatile.

Mi fermo (ho fatto poco meno di 5 km).
I pesci raccolti con lo storditore elettrico
sono messi in vasca con ossigeno.
- "Che cosa fate?"
- "Prendiamo il pesce con lo storditore elettrico."
- "Ah. Come mai?"
- "Per metterlo in salvo. Qui asciugheranno tutta l'acqua per rifare le sponde in previsione dell'Expo 2015. Chissà, forse si andrà in barca da Pavia a Milano, come una volta...".

Chi mi ha risposto era una ragazza, palesemente entusiasta del lavoro fatto.
- "Ma questo pesce è... morto?"
- "Scherzi? Con tutta la fatica fatta a prenderlo! E' stordito. Vedi quella vasca con le bombole di ossigeno? Li mettiamo lì e li portiamo in una più grande. Poi li rimetteremo nel Naviglio, in un altro punto".

L'auto della Provincia li trasporta in un'altra vasca:
saranno reimmessi in Naviglio.
Stavano facendo un lavoro fatto di passione. Erano zuppi d'acqua, certamente infreddoliti. Ma erano soddisfatti. Si sorridevano l'un l'altro.

Mentre rientravo, avevo solo una cosa in mente. Raccontare a mio figlio la storia dei pesci presi col retino elettrico, non per mangiarli ma per salvarli. La corsa, scopro ogni giorno, è anche questo. L'occasione di trovare storie da raccontare ai figli.

ps. La corsa è anche altro ancora. E' ricordare una persona che ha dedicato la sua vita ai pesci e alla voglia di raccontare storie. Tornando a casa, avevo in mente anche lui. Quell'uomo che, senza saperlo, ha fatto sì che io diventassi prima un pescatore e poi un giornalista. Grazie, Mario Albertarelli.

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